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Canti lirici cilentani di lontananza (L'ARCHIVIO.34) 3 месяца назад


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Canti lirici cilentani di lontananza (L'ARCHIVIO.34)

@antropologo a domicilio Partire. Per un nuovo destino. Abbandonare casa, affetti, lingua, tradizioni. Partire forse per non tornare più. Partire portandosi dietro lacerazioni che non guariranno mai. Lasciarne altre a casa: moglie, figli, genitori, amici. La storia degli indubbi vantaggi economico-sociali dell’emigrazione, andrebbe scritta anche dalla parte degli svantaggi di chi ha pagato il prezzo altissimo di un’intera vita sconvolta dal trauma della partenza. Che solo la speranza di una vita migliore può mitigare. E bisognerà vedere se arriva davvero una vita migliore. Non sempre accade. Gli italiani sono tra quelli che in passato hanno pagato prezzi altissimi nella bilancia umanamente squilibrata di vantaggi (economici) e svantaggi (esistenziali) dell’emigrazione. Anche se oggi molti lo hanno dimenticato del tutto. E non riescono a misurarsi con i nuovi migranti, che vengono nel loro paese esattamente come i loro antenati andarono in paesi stranieri. In questo numero dell’Archivio presento tre brevi canti lirici cilentani, i primi due di Roscigno, il terzo di Centola, registrati negli anni Settanta. I canti di lontananza e di partenza (spartenza) sono molto diffusi nelle tradizioni in tutt’Italia. Ovviamente soprattutto nelle zone di grande emigrazione, il Sud, il Centro, il Nord-est. Questi cilentani che presento erano spesso accompagnati dalla chitarra battente. Tale mancanza nel terzo canto viene sopperita dalla cantatrice, che segnala con la sua voce la necessità” dell’accompagnamento. Le cantatrici ridono nelle pause tra un verso e l’altro, in un caso si sente la voce di un bambino. C’erano altre persone, più giovani, presenti alle registrazioni, e le cantatrici quasi avvertivano ormai come incongrui quei versi che invece una volta dovevano essere stati cantati con un profondo struggimento nel cuore. Chi furono gli autori di questi versi? Nei testi si parla di lettere che si scrivevano. Piuttosto complicate in una società contadina dal prevalente analfabetismo. Inoltre i testi sottostanti sono in lingua italiana, sia pure adattati in una lingua di compromesso tra italiano e dialetto. Si penserebbe dunque ad autori “colti”. Un lungo, lunghissimo dibattito sulla genesi dei canti popolari attraversa gli ultimi secoli. Non ci entro, perché la finalità di questo Archivio è divulgativa, non di dibattito scientifico. Posso soltanto dire che alle origini delle “tradizioni” non c’è solo un generico “popolo”, ma una lunga e complessa storia –in realtà “storie” - di concreti rapporti locali tra membri di diverse classi sociali. Le voci Purtroppo non ho i nomi delle cantatrici, che erano nel mio archivio cartaceo che incautamente un direttore di dipartimento mandò in discarica quando mi trasferii dall’università di Salerno a quella di Roma 3.

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