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Maria Valtorta – Quaderni - 14-15 marzo 1944: Di’ a coloro che negano che Maria abbia potuto soffrire, perché santa, che Ella ha sofferto di tutto, fuorché dei dolori del parto e quelli dell’agonia fisica, non essendo in Lei la colpa e la maledizione di Eva Il giorno 12 non c’è dettato. Il 13 non ho voluto scrivere. E lei sa perché. Il 14, col broncio ancora, cedo perché… perché a lasciarlo parlare senza fermare i suoi pensieri mi sento levare l’aria e la vita. Ma il broncio ce l’ho ancora. Sicuro. E se non fosse che oggi è il mio compleanno e che le sue parole sono il regalo più bello per la povera Maria, terrei ancora duro per vedere se, attraverso questo mezzo, mi fa la grazia che chiedo per tutti. È da ieri sera – quando lei è venuto lo diceva già – che Gesù ripete: «E non hai capito che ho permesso che conoscessi lo strazio di Maria per tua guida e conforto in quest’ora? L’avevo avvolta in un velo la Passione di mia Madre, perché è cosa tanto santa che non va data in pasto ai porci. Solo per il Padre, perché avesse una guida nel giudicare e assolvere le anime che il dolore fa delirare; solo per te, perché nel tuo soffrire sapessi che la Mamma ti capisce perché ha sofferto e imparassi come si prega mentre il cuore è in un rogo di spasimo e come si doma il sentimento che insorge contro un volere di cui non conoscete i fini, prostrandolo sotto la persuasione dello spirito della bontà di Dio – persuasione che lo spirito inculca alla ragione e al sentimento, l’impone come un giogo ai due ribelli, per il loro bene – solo per poche altre care e benedette anime di questo mio “piccolo gregge” ho concesso le parole della Mamma mia in quell’ora tremenda, unicamente inferiore alla mia del Getsemani. E tu non hai capito! Se non ti conoscessi come tu non ti conosci, dovrei esser severo con te. Ti accarezzo invece e non ti lascio andare, povera pecorella mia tutta avvolta nelle spine. Guarda: te le levo ad una ad una, districandole dal tuo vello, pungendomi Io per non lasciare che la punta sia tu. Sto qui anche se non mi vuoi guardare. E vedremo chi vince.» Stamane poi, dopo una notte d’agonia che mi fa trovare al mattino con una faccia poco dissimile a quella della bimba di Giairo, Egli dice: «Lo vedi che non puoi stare senza di Me? Senza la tua Messa il cui Vangelo è cantato e commentato dal tuo Gesù, la cui benedizione è data dal tuo Gesù? Oh! povera, povera Maria che ci stai così male sulla Terra! Bisogna proprio che Io ti prenda con Me. Non sei adatta agli urti brutali del mondo. Ma mi occorri ancora. Pensa alla Mamma. È dovuta rimanere ancora qualche tempo per servire Gesù. Tu non ci vuoi restare per servire Gesù? Andiamo, andiamo! I tuoi rimproveri sono ancora amore e fede, perché tu pensi che tutto può Gesù e che il tuo amare e credere totale debbano operare il miracolo. Anche Marta e Maria a Betania mi hanno rimproverato di non aver affrettato il ritorno, di essermi allontanato mentre Lazzaro moriva. Ma Io le ho amate anche per questo, perché in quel rimprovero era amore e fede: “Se Tu eri qui, il nostro fratello non sarebbe morto”, hanno detto le due sorelle. E nel rimprovero era palese la loro convinzione che Io potevo operare il miracolo, e l’amore grande nella confidenza che le fa osare di rimproverare Me. Pace, pace, anima mia! Pace fra Me e te. E di’ in mio Nome, a coloro che potrebbero commentare irriverentemente le parole della Mamma, che Ella, in quell’ora, era la Donna. La Donna che assommava in sé tutti i dolori della donna, portati alla donna per la colpa della prima, e che doveva espiarli così come Io avevo assommato in Me tutti i dolori dell’uomo per poterli espiare. Di’ a coloro che negano che Maria abbia potuto soffrire, perché santa, che Ella ha sofferto di tutto, come nessuna altra sua sorella di sesso, di tutto fuorché dei dolori del parto, non essendo in Lei la colpa e la maledizione di Eva, e quelli dell’agonia fisica per la stessa ragione. Dette alla luce il Figlio delle sue viscere immacolate e dette a Dio il suo spirito senza macchia, come era decretato dal Creatore li dessero tutti i figli di Adamo se la colpa non li avesse innestati al Dolore. Di’ loro che Io, perché ero l’Espiatore principale, ho dovuto ben subire anche il dolore della morte, e di quella Morte, ed ero il Santo dei santi. Di’ a coloro che negano che Maria abbia potuto soffrire e nell’anima, nella sua mente e nella sua carne, nelle ore espiatorie della Passione, che se Io posso fare partecipe delle mie sofferenze e marcare delle mie piaghe un mio servo o una mia serva – creature che mi amano, ma che nel loro amore sono sempre molto relativi – come non avrò potuto associare a queste sofferenze, far partecipe di esse – perché il valore del patire del Figlio di Dio fosse aumentato del valore del patire della Piena di Grazia – la Madre mia, Maria la Santa, Maria la Carità, inferiore unicamente a Dio, Colei che mi amava alla perfezione come Mamma perché nella sua immacolatezza aveva perfezione...