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Il ritiro spirituale di Sant’Angelo si svolge a Trasacco nei primi giorni di maggio presso il santuario di Candelecchia. Nel passato si svolgeva dal 5 all’8 di maggio come data fissa. E’ riservato ai soli uomini; non vi possano partecipare le donne e i bambini che non abbiano ricevuto ancora la prima comunione. Presso il santuario della Candelecchia si svolge dagli ultimi anni del 1800. Prima di allora si teneva presso il santuario di Sant’Angelo situato sui monti di Balsorano, nel quale i Trasaccani avevano persino costruito a loro spese un rifugio che fungeva da dormitorio e da ricovero. Nell’ultimo anno in cui il pellegrinaggio si è svolto presso i monti di Balsorano accadde un episodio increscioso. Durante tutto il tragitto a piedi, i fedeli trasaccani furono accompagnati da violentissimi temporali e da forti e freddi venti. Giunti alla meta, stanchi, bagnati e tutti infreddoliti, non potettero ricoverarsi nel loro dormitorio, perché i custodi del santuario, senza tener conto del loro arrivo imminente, avevano fatto occupare il locale riservato ai Trasaccani da altre compagnie, che non solo si rifiutarono di lasciare ai legittimi proprietari il locale, ma anche di fare loro spazio, affinché si potessero asciugare, riscaldare e stare al coperto. E poiché i responsabili del posto non si dettero da fare per far rispettare la legittima rivendicazione dei Trasaccani, costoro, sempre sotto la pioggia, per protesta e indignati, si rimisero immediatamente in cammino per il ritorno, abbandonando il santuario. Dopo tale episodio, per non perdere la secolare tradizione del ritiro spirituale, insieme all’Abate della Basilica di S. Cesidio di quegli anni, Don Ercolano Ciofani (siamo negli anni Novanta del 1800), fu stabilìto che il pellegrinaggio di Sant’Angelo si effettuasse presso la chiesa di Candelecchia. Oggi vi si dorme in branda, mentre all’inizio vi si dormiva sulla paglia distesa per terra. I partecipanti al ritiro si chiamano tra loro “fratelli”. Durante i tre giorni di permanenza, oltre che pregare, i partecipanti danno luogo al suggestivo “abbraccio e bacio del perdono”. Lo scopo è quello di fare superare gli screzi e le incomprensioni esistenti per qualsiasi ragione tra “confratelli”, perdonandosi reciprocamente e ristabilendo la pace tra loro. L’8 di maggio del 1902 vi accadde un grave episodio. Mentre si svolgeva la processione del mattino dell’ultimo giorno di ritiro, uno dei pellegrini che faceva di professione il pirotecnico, Annibale Febonio, da un sacco che aveva appeso al corpo di tanto in tanto estraeva un petardo e lo lanciava sul muro della chiesa per ottenerne il botto. E proprio mentre la processione si trovava a passare sulla via sottostante, a causa del terreno bagnato dalla pioggia notturna, il poveraccio scivolò e cadde con il corpo sulla sacca piena di petardi, che scoppiarono immediatamente, provocando una forte deflagrazione, uccidendolo. Ci fu anche qualche ferito, per fortuna non grave. A ricordo di quell’infausto evento fu apposta una lapide sul luogo dell’accaduto ancora oggi ivi esistente. Essa è situata a metà della piccola scarpata, quasi ai piedi del grande Crocifisso di ferro che insiste nelle adiacenze della parete nord della chiesa.