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La serenata di Montemarano (AV). Improvvisazioni, 1974 - TCM-AAA-22 1 год назад


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La serenata di Montemarano (AV). Improvvisazioni, 1974 - TCM-AAA-22

@TreCompariMusicanti Un pugno di giovani di un gruppo teatrale, di quelli che negli anni Settanta del secolo scorso facevano teatro nelle cantine, incontrò alcuni musicisti popolari di un paese dell’Irpinia, Montemarano, che all’epoca - era il 1974 - non era ancora molto noto per il suo Carnevale. Sullo sfondo, l’importante impegno di ricerca sui Carnevali campani di Annabella Rossi e Roberto De Simone, all’Università di Salerno. Ricerca che maturò poi nella pubblicazione dell’introvabile ormai “Carnevale si chiamava Vincenzo”, edito da De Luca nel 1977. Quel gruppo, il Teatrogruppo di Salerno, però si muoveva in autonomia, puntando a un lavoro tra ricerca sul campo, impegno politico e arte “sociale”, anche se era in collegamento con la ricerca universitaria. Personalmente ero un tramite tra le due realtà, nel doppio ruolo di componente del gruppo e collaboratore alle prime armi di Annabella Rossi. I musicisti montemaranesi offrirono ai giovani del Teatrogruppo il repertorio delle loro tarantelle, poi passarono alle serenate, ad altri canti, e raccontarono del Carnevale montemaranese. Si creò una simpatia scambievole, quasi un’intimità personale, i giovani sarebbero stati poi presenti alle occasioni carnevalesche, i musicisti li avrebbero riconosciuti e salutati mentre suonavano nel corteo processionale. In una di queste visite dei giovani a Montemarano, era l’autunno di quell’anno, i musicisti improvvisarono una serenata di saluto e dono ai giovani salernitani. È un documento particolare, perché racconta di come il canto popolare, in particolare la serenata, si offrisse all’improvvisazione nelle circostanze più varie. Questa del documento era una circostanza di amicizia sviluppata per un interesse culturale da una parte e una gioia di dono del proprio patrimonio culturale dall’altra. Si può solo immaginare quanto tale capacità di improvvisazione fosse centrale negli scambi sociali delle comunità tradizionali, quanto cioè la musica, il canto, e anche il ballo fossero strumenti condivisi di bellezza e di socialità positiva. Una riflessione sul passato troppo frettolosamente “archiviato” e non nel senso giusto. I musicisti erano: Umberto Cantone, che suonava il clarinetto e in quella occasione cantò improvvisando; Antonio Bocchino che suonava il tamburello e l’omonimo Antonio Bocchino la fisarmonica. Il brano in Facebook è la parte iniziale del documento, che in Youtube è intero e dura poco più di 9 minuti (Per la trascrizione del testo (in FB) mi sono avvalso della collaborazione di Luigi D’Agnese, che ringrazio.) (se sei arrivato fino in fondo e vuoi ricevere i prossimi post dell’Archivio nella tua casella di posta elettronica, invia il tuo indirizzo mail a [email protected])

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