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"L’ultimo spettacolo", 1971. Incipit

L’INIZIO di un'opera non è così memorabile nel cinema quanto in letteratura. “Memorabile” nel senso letterale del termine: alla fine del film difficilmente lo si ricorda: il successo di un’opera cinematografica si gioca in gran parte nel finale. Ciò non significa però che esso non abbia alcuna importanza: sin dall’inizio il film “promette” al pubblico un certo tono drammaturgico e suggerisce le emozioni che intende suscitare. Nei casi migliori fornisce fondamentali INFORMAZIONI su AMBIENTAZIONE e PERSONAGGI. E’ il caso dell'inizio di “L’ultimo spettacolo” (“The Last Picture Show”, regia di Peter Bogdanovich, 1971, USA). Il film è ambientato in un paesino del Texas all’inizio degli anni ’50, povero, in via di spopolamento, e con sotterranee relazioni improntate all’ipocrisia e alla mancanza di amore. In questo paesaggio desolato “naviga”, con una certa innocenza, il protagonista. C’è già tutto nell’INCIPIT (le prime inquadrature): la PANORAMICA parte dal cinema in rovina, col vento che batte la strada polverosa e deserta. La malinconia del paesaggio è rotta dall’arrivo del protagonista che raccoglie il suo amico Billy. I VESTITI e l’auto sgangherata ci dicono già della loro classe sociale, ed anche da che parte ha scelto di stare l’autore. I due si allontanano senza che l'affetto reciproco abbia un qualche riscontro in quelle strade. E il tutto con mezzi puramente cinematografici: nessun dialogo, nessun voice over. "Il linguaggio cinematografico" (autore: Michele Corsi, Hoepli editore, Milano, 2022).