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Sentiero glaciologico alto o sentiero dei ponti tibetani giro ad anello - Il sentiero Glaciologico Alto, anche chiamato sentiero dei ponti tibetani, è il percorso ideale per ammirare da posizione privilegiata le cime e i ghiacciai dell’alta Valfurva. Nella variante qui descritta viene inoltre valorizzato il percorso storico che porta ai baraccamenti militari della prima guerra mondiale posti alle pendici del Monte San Giacomo. Un itinerario dove alta quota, panorami, ghiacciai e storia si fondono per una esplosione di emozioni d’ogni genere: dalla magnificenza dell’alta montagna, alla tristezza della guerra e del cambiamento climatico. Dal parcheggio dei Forni, si attraversa immediatamente il torrente Frodolfo seguendo le indicazioni per il Punto Panoramico quota 2447. Pochi metri dopo il ponte si incontra una deviazione. I cartelli del Sentiero glaciologico indicano una svolta verso sinistra lungo la spettacolare scala degli Alpini. Si ignora la deviazione e si prosegue diritti lungo la strada sterrata in direzione della Malga Forni e del Punto Panoramico. Circa un centinaio di metri prima di raggiungere la malga si svolta a destra su sentiero e traccia di sentiero. Si risale il crinale erboso aggirando sulla destra l’evidente parete rocciosa contraddistinta da una frana. Questo tratto di percorso non è sempre evidente ma è in ogni caso ben segnalato da alcuni pali e bolli segnavia. Raggiunta la parte alta del dosso erboso il sentiero si fa via via più evidente e con una breve salita a tornanti porta ai resti delle trincee e baraccamenti militari di quota 2447. In questo tratto di salita è possibile ammirare il Gran Zebrù, il Monte Pasquale e il Monte Cevedale. Giunti al maestoso punto panoramico, si apre il sipario sullo spettacolo dei ghiacciai con in la cima Taviela e le Cime di Peio assolute protagoniste. Il percorso prosegue in discesa in direzione di queste ultime cime fino a ricongiungersi con il sentiero glaciologico alto. All’incrocio si svolta a destra e in leggera salita si affronta un nuovo dosso. Questo tratto di percorso è nuovamente contraddistinto dalla presenza di resti di trincee, reticolati e baraccamenti militari risalenti alla prima guerra mondiale. Giunti alla sommità della breve salita lo spettacolo è nuovamente immenso. Una breve discesa, con un ripido tratto iniziale, porta questa volta a incrociare il sentiero glaciologico basso. Alla deviazione si svolta nuovamente a destra e in leggera salita si segue il sentiero 520 in direzione dei Ponti Tibetani e del Rifugio Branca. Questo nuovo breve tratto in salita porta ad una zona contraddistinta da rocce molto levigate ove è evidentissima l’azione erosiva svolta dai ghiacciai e dalle acque. Le rocce rosse, cariche di minerali ferrosi, sembrano statue arrotondate da sapienti scultori. L’armonia delle curve, la perfezione della levigatura, l’esaltazione delle vene ferrose e delle tonalità di colori, sono una vera galleria d’arte a cielo aperto offerta dalla natura. Terminata la salita tra queste incredibili rocce, una brevissima discesa porta ai due caratteristici ponti tibetani in prossimità dei quali il paesaggio si fa immediatamente più ampio. Nuovi incredibili protagonisti della scena sono con il ghiacciaio dei Forni, la cima Cadini e il Monte San Matteo. L’itinerario prosegue poi in direzione del Rifugio Branca tra rocce levigate e detriti morenici (prestare attenzione). Dopo una breve discesa con sentiero poco visibile, il camminamento torna a farsi evidente e in pochi minuti porta dapprima al laghetto delle Ròsole e poco oltre al rifugio. Si prosegue poi lungo la strada sterrata in discesa che, in direzione del Rifugio Forni, riporta al punto di partenza dell’escursione.