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La storia d’amore tra Napoli e il suo genio Vincenzo Gemito, è una storia di ossessioni, di amori e di follie, di vita scatenata e di morte. I volti noti e non, il movimento, la fragilità, la tristezza, gli atteggiamenti sfrontati dei pescatori di Marechiaro e Mergellina, le facce degli scugnizzi dei vicoli, l'anima tutta di Napoli, è stata incisa da Gemito con assoluta precisione nella terracotta, nel bronzo e nel prezioso argento. Un grande artista che fu "meschino " per nascita, ma magnifico per talento. Napoli, quartiere Forcella, qui comincia la strana vita di Vincenzo Gemito, "o scultore pazzo ". Il 17 luglio 1852, quando aveva appena un giorno, fu affidato alla "ruota degli esposti" della Reale Casa della Chiesa dell'Annunziata. La ruota consisteva in una struttura cilindrica che metteva in comunicazione l'esterno con l'interno dell'edificio. Uno sportello permetteva di collocarvi i neonati senza essere visti dall'interno, mantenendo così l'anonimato. Facendo girare la ruota, il bimbo abbandonato veniva introdotto nella struttura e diveniva " figlio della Madonna " Ai figli della Madonna veniva imposto il nome di Esposito (da esposto ) o di Genito( da generato ). A lui toccò in sorte Vincenzo Genito. Poi, per un errore di trascrizione divenne Gemito ( while ) nome che si addice perfettamente al suo tragico destino. Fu in seguito adottato da una famiglia senza figli, povera. Di carattere irrequieto, trovò il suo star bene nei vicoli di Napoli, accanto a quei ragazzi svelti che fin da piccoli erano costretti ad arrangiarsi in mille modi per la loro sopravvivenza e per aiutare le famiglie. Molti erano senz'altro "figli della Madonna" come lui. Fece mille lavori, mentre coltivava il suo sogno: la scultura. Autodidatta e contrario alle regole delle Accademie, ricavò il suo stile ispirandosi alle statue del Museo dell'Archeologia di Napoli ed al lavoro degli artigiani di San Gregorio Armeno, la via dei Presepi, coniugando così classicità, tradizione e innovazione. I primi bozzetti, per lo più in terracotta, raffiguranti gli scugnizzi di Napoli gli dettero fama e soldi. Andavano letteralmente a ruba perché incarnavano i desideri di una committenza omosessuale proveniente dal Nord Italia e dal Nord Europa. Vincenzo aveva solo 16 anni. L' indubbio erotismo di questi suoi lavori forse può essere ricondotto al fatto che il Gemito stesso non era indifferente ai corpi giovani dei suoi modelli. Uomo dunque di grandi passioni, due le donne amate con intensità, ambiguo il rapporto con l'amico Mancini, pittore che, come lui, conobbe la tragedia del ricovero in manicomio. La vita di Vincenzo Gemito fu lunga, varia e difficile, marcata da quel primo abbandono, da grandi successi a Napoli e a Parigi, dalla segregazione prima in manicomio e poi, volontaria, in casa propria dove si ritirò per trascorrervi, tra deliri, digiuni e allucinazioni, circa un ventennio. Periodo nel corso del quale si dedicò prevalentemente al disegno, alternando momenti lucidamente creativi a periodi di solitaria alienazione. Poi fu dimenticato. Morì a Napoli il 1° marzo 1929. Vincenzo Gemito è stato sicuramente uno dei personaggi artistici più caratteristici di Napoli: erotismo, sensualità, vibrazioni ed emozioni sono le parole chiave della sua scultura. https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenz... Nel 2019, una bellissima mostra al " Petit Palais " di Parigi e organizzata con la collaborazione del Museo Real Bosco di Capodimonte riapre i riflettori su questo " Rodin partenopeo " Video non commerciale tutti i diritti ai legittimi detentori. #lidiasovrano #VincenzoGemito#ChiesadellAnnunziataNapoli#