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Tempo rubato - Marco Rovelli & l'Innominabile 4 года назад


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Tempo rubato - Marco Rovelli & l'Innominabile

Dall'album "Portami al confine" (Squilibri 2020). "Tempo rubato" nasce da un'idea condivisa con Alberto Prunetti (e un titolo "rubato" a un libro sul lavoro di Simone Fana), per cantar/raccontare, insomma per mettere in figura sonora le nuove forme di sfruttamento del lavoro. Dai rider alle partite iva, dal lavoro manuale sempre più ricattabile al ricatto assoluto sul lavoro dei migranti. Cantare lo sfruttamento del lavoro significa anche cantare la possibilità di un riscatto del lavoro. La possibilità di trovare quel canto comune che ci restituisca all’umano, dove invece l’umano, oggi, è fatto merce. Trovare un canto comune a partire dalle secche di questo presente fatto di mani nere, nere di pelle o nere di fatica e lavoro e pena. Lo sappiamo da molto tempo che è il tempo che ci viene rubato a essere il fondamento del nostro asservimento al sistema delle merci, il sistema in cui tutto si equivale, e lo strumento dell’equivalenza è la moneta. Non c’è tempo che tenga, dove c’è la moneta/capitale. Quanto avvenire rubato! E non si riesce nemmeno più a immaginarlo, un “sol dell’avvenire”. E’ un tempo tutto buio che sembra inghiottirci. Ma proprio in questo buio, ci potrebbe riuscire di ritrovare una capacità di immaginazione del futuro. Restituirsi a un comune con la forza e l’energia dovute, con una volontà di potenza, di creazione, di gioia. La potenza del comune: “Questa volta voglio tutto...”. È solo in un canto comune che ci si può riappropriare del tempo rubato. Tempo rubato, allora, fa da controcanto al Tempo delle ciliegie, la canzone simbolo della Comune di Parigi. Il tempo delle ciliegie contro il tempo dello Spettacolo. Mani sui manubri di operai a pedale la pizza da portare e l'algoritmo che fa male che ti morde anche la notte quando dormi, quando sogni e ti trovi a pedalare ancora e i tuoi bisogni li hai dimenticati sulla tua porta d'ingresso domani tanto è un altro giorno, o sempre lo stesso Mani su tastiera e l'usura nelle dita arrivare a fine mese è un 'impresa con la tua partita Iva con il tempo che non basta, che non pare cosa viva, ma un sepolcro di lavoro che si mangia la tua vita che s'inghiotte i desideri che formatta l'avvenire ma il futuro in questo tempo è una cosa da non dire l'avvenire che una volta rimava con il sole ma un tempo tutto buio si è inghiottito le parole quelle che fan segno a un tempo liberato e lento e non resta che cantar senza dir niente Ma potresti voler tutto una scelta ed una forza un canto comune un tempo nuovo che ti aspetta Mani nere di fatica, ma bianca è una morte che per chi ha le mani nere viene per cattiva sorte la cattiva sorte è un dono che gli dei del capitale fanno a chi ha le mani bianche e sa che non è uguale a chi ha le mani troppo nere che stringono le sbarre di una gabbia mentre il tempo se ne scorre come sabbia e scivola nel mare che forse hai attraversato ma forse ti conviene aver dimenticato tutto, quasi tutto, quasi niente, forse niente, è meglio niente che questo niente è del tutto uguale a trapiantarsi un cuore per smetter di star male ad aspettare l'alba per cantare Questa volta voglio tutto una scelta ed una forza un canto comune un altro tempo che mi aspetta Il fuoco che sprigiona un tempo nuovo. La festa che diviene. Il tempo che rinasce e mi appartiene, un grappolo di suoni senza fine, che si eleva al cielo. perchè nostra è la forza, perchè nostro è il coraggio, perché nostra è la gioia.

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