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Roberto Vecchioni - La Stazione di Zima 7 лет назад


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Roberto Vecchioni - La Stazione di Zima

Jamir Joseph viveva al Cairo e tutte le notti faceva lo stesso sogno: Sognava un uomo tutto bagnato che si toglieva una moneta di bocca e gli diceva – Jamir la tua fortuna è a Teheran, tu devi partire ed andare a Teheran – una settimana, un mese, un anno sempre lo stesso sogno; finalmente Jamir prese il fagottino e partì e arrivò a Teheran sull’imbrunire quando nello stesso tempo nella piazza arrivavano i briganti, i briganti rapinarono tutti, lasciarono 3 o 4 morti in giro e scapparono e quando giunse la polizia c’era solo Jamir come un fesso in mezzo alla piazza e la polizia lo arrestò, lo prese a legnate per 3 giorni, gli fece perdere 18 chili, dopo una settimana arrivò il capitano per interrogarlo e Jamir gli raccontò – è colpa del sogno - ed il capitano lo guardò ridendo e disse – Jamir, ma tu non devi credere ai sogni, i sogni sono delle falsità, delle bugie, pensa che io è un anno che sogno un giardino con una meridiana e dietro la meridiana un pozzo dietro ad un pozzo un cespuglio e dietro un cespuglio un immenso tesoro, se avessi creduto a quel sogno sarei partito a cercarlo e invece no è una gran puttanata, non devi pensarci, ti vedo molto male, adesso ti faccio curare e poi torni a casa e infatti dopo una settimana Jamir un po’ ritemprato tornò a casa e andò subito nel suo giardino e passò la meridiana e passò il pozzo, passò il cespuglio e trovò il tesoro C'è un solo vaso di gerani dove si ferma il treno, e un unico lampione, che si spegne se lo guardi, e il più delle volte non c'è ad aspettarti nessuno, perché è sempre troppo presto o troppo tardi. - Non scendere - mi dici - continua con me questo viaggio e così sono lieto di apprendere che hai fatto il cielo e milioni di stelle inutili come un messaggio, per dimostrami che esisti, che ci sei davvero: ma vedi, il problema non è che tu ci sia o non ci sia il problema è la mia vita quando non sarà più la mia, confusa in un abbraccio senza fine, persa nella luce tua, sublime, per ringraziarti non so di cosa e perché; lasciami questo sogno disperato di esser uomo, lasciami questo orgoglio smisurato di esser solo un uomo; perdonami, Signore, ma io scendo qua, alla stazione di Zima. Alla stazione di Zima qualche volte c'è il sole e allora usciamo tutti a guardarlo e a tutti viene in mente che cantiamo la stessa canzone con altre parole e che ci facciamo male perché non ci capiamo niente. E il tempo non s'innamora due volte di uno stesso uomo; abbiamo la consistenza lieve delle foglie: ma ci teniamo la notte per mano stretti fino all'abbandono, per non morire da soli quando il vento ci coglie: perché vedi, l'importante non è che tu ci sia o non ci sia: l'importante è la mia vita finché sarà la mia: con te, Signore è tutto così grande, così spaventosamente grande, che non è mio, non fa per me. Guardami, io so amare soltanto come un uomo; guardami, a malapena ti sento, e tu sai dove sono... ti aspetto qui, Signore, quando ti va, alla stazione di Zima La pubblicazione di questo brano non ha nessuno scopo di lucro, tutti i diritti sono dei legittimi proprietari.

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